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Il mondo è la casa di Dio

Vivere Settembre 2013

Un raggio di sole

 Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" diceva Gandhi

Ecco un buon punto da dove cominciare

 

Intervista di Silvia Galeazzi

Un caldo pomeriggio d'estate. Il cielo è terso, il sole splende. Ho appuntamento con Suor Gemma fuori dall'ospedale San Gerardo di Monza. La vedo avvicinarsi, è avvolta da una veste celeste che si staglia contro la sua pelle scura. Ha un sorriso largo e accogliente. Avete presente quelle persone che comunicano qualcosa di molto speciale?

 

Suor Gemma Mkoondo, medico e suora della Consacrazione di Santa Gemma Galgani è nata nella povera e sofferente Tanzania il 17 febbraio del 1954.

Oggi dirige il St. Gemma Hospital, a Dodoma una città grande e tranquilla di 350 mila abitanti che dagli anni Settanta aspetta di diventare la capitale della Tanzania, titolo che invece al momento spetta ancora a Dar es Salaam.

La guardo negli occhi che sorridono da soli e mi chiedo se si sente spaesata e sopraffatta dalla confusione della vita frenetica e consumistica.

Risponde alle mie domande con i suoi modi calmi e sicuri, dandomi l'impressione di essere una cittadina del mondo, ovunque a suo agio.

"Semplicemente perche il mondo è la casa di Dio".

Al momento dell'intervista si trova a Monza, ospite dei sostenitori del Santa Gemma Hospital Tanzania Onlus per frequentare importanti corsi di aggiornamento presso l'Ospedale San Gerardo.

Parla italiano, una lingua una lingua che ha imparato ai tempi dell’Università.

Quando non trova una parola cerca dì spiegarsi in inglese.

Se non la capisci allora prova a parlarti in Swahili.

È molto impegnata e anche molto umile, ma alla fine accetta di raccontarci la sua storia. La storia di una persona semplice e grandissima.

Partiamo dalla prima grande scelta della sua vita, quando ha deciso di diventare suora?

 

I.a Tanzania e una terra di missioni, fin da piccola sono stata abituata a vedere suore e preti. Un giorno, mentre percorrevo i soliti nove chilometri giornalieri per andare a scuola, mi bucai un piede con una grande spina.

Mi curò, una suora, togliendomi la spina e il dolore, e offrendomi una carezza.

Tornata a casa, chiesi a mia mamma dove nascono le suore.

È difficile essere suora in Tanzania?

 

No, quasi la metà della popolazione è cristiana e c’è una grande stima per le suore, i preti e i missionari.

 

Cosa desideravano i suoi genitori per il suo futuro?

 

Mamma e papà si occupavano della terra, erano contadini. Dicevano che avrei fatto la suora solo se non avessi finito la scuola.

Allora cominciai ad andare male a scuola di proposito, perché ormai avevo deciso di prendere i voti.

Alla fine ho fatto entrambe le cose. Ho iniziato il noviziato e ho frequentato le scuole superiori, conseguendo il diploma di assistente medico (Medical Assistant).

Ecco la seconda vocazione della sua vita, quella di medico.

 

È nata dopo che ho assistito a un episodio molto triste

Una donna arrivò in un centro di assistenza disperso nella savana dove prestavo la mia assistenza.

Aveva partorito il suo ottavo figlio in casa, ma aveva una forte emorragia, le sue condizioni erano molto gravi.

Grazie a Paolo Siani, direttore del Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco che era lì come volontario, la trasportammo in auto nel più vicino ospedale.

C’erano però da affrontare 3 ore di viaggio e mori tra le mie braccia poco prima di raggiungere il centro.

"Nessuno dovrebbe morire in questo modo, per la povertà e la totale assenza di mezzi."

Lei si è laureata in Medicina e Chirurgia in Italia. È stato difficile studiare in una lingua che non è la sua?

 

Sono stata fortunata a potermi formare in Italia, un paese molto accoglierne, amichevole e bellissimo.

Ho studiato e mi sono impegnata moltissimo, ma non ce l'avrei fatta senza l'aiuto dei miei compagni di studio, che mi hanno sostenuto nella preparazione di ogni esame, dandomi un grande supporto soprattutto con la lingua.

 

Quando sono tornata in Tanzania, dove c'è una situazione sanitaria disastrosa, ho potuto mettere in pratica tutto quello che ho imparato e ho aperto il St. Gemma Health Center con l’aiuto degli amici del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco di Livorno e della Conferenza Episcopale Italiana.

Il centro poi ha ottenuto il riconoscimento di struttura ospedaliera di primo livello diventando cosi il St. Gemma Hospital.

 

 

Che rapporto ha con la sofferenza?

La accetto, perché la sofferenza fa parte della vita.

Veniamo al mondo con il parto e il parto è dolore.

Il mio compito come suora e medico è di alleviare il più possibile le pene altrui.

 

Fede e scienza possono convivere?

La fede aiuta la scienza.

Chi crede ha dentro una forza in più, e quella forza ti spinge a vivere nella verità e nel bene.

Ma i momenti di santità interiore appartengono potenzialmente a tutti gli uomini, anche ai non credenti.

Questo è possibile perché Dio ama tutta l'umanità. E allo stesso modo tutti noi possiamo essere grandi e buoni e fare cose importanti per gli altri.

 

 

Cosa ne pensa del ruolo della donna nei paesi occidentali?

 

La donna oggi deve sentirsi libera di potersi realizzare in ogni campo. Si può impegnare nella carriera. senza trascurare la famiglia.

Basta non dimenticare le cose importanti, come l'educazione dei figli. Il mondo è in crisi, molti hanno perso la fiducia nel futuro...

 

Ogni uomo ha dentro di sé una parte buona che deve sviluppare. Senza mai dimenticare la solidarietà.

Da soli possiamo fare poco.

"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" diceva Gandhi. Ecco un buon punto da dove cominciare: www.ospedalesantagemmatanzania.org

Prima ancora che un medico e una suora lei è una donna. Si sente mai triste per aver rinunciato ai figli e a una sua famiglia per dedicarsi agli altri?

 

In Tanzania la famiglia è tutto.

Noi eravamo otto fratelli, unitissimi grazie al lavoro della mamma che ha fatto tutto per noi.

Il padre si occupa del sostentamento della famiglia, ma è la madre che trasmette il senso della vita ai figli.

Pur avendo avuto molti figli, nostra mamma non ci ha fatto mai mancare affetto e attenzioni.

Mi sono sentita libera di fare le mie scelte, mi sono dedicata a quello che credevo giusto per me.

Quali sono le più grandi difficoltà che dovete affrontare?

 

Il Paese è povero, mancano le risorse.

La cosa da fare al più presto è lavorare sulla prevenzione, per poter sconfiggere in tempo malattie molto diffuse come l'HIV che si trasmette da madre a figlio.

Possiamo fare tantissimo con farmaci e terapie e strumenti di prevenzione.

Cosa occorre per essere grandi e buoni?

 

Dobbiamo imparare a riconoscere il male e dobbiamo capire come possiamo allontanarci da esso il più possibile.

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